LICEO LINGUISTICO



   RICERCA DELLA CLASSE QUARTA D - A. S. 2001-2002




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Donne in Eritrea

Questo progetto si collega alla decisione del Consiglio di Classe della classe quarta liceo linguistico di incentrare parte della programmazione didattica sul tema della donna.
Il lavoro di ricerca condotto dai ragazzi della IV D ha preso in esame le nove etnie presenti in Eritrea cercando di individuare i tratti salienti che caratterizzano le donne appartenenti ad ogni singolo gruppo.
Il progetto si è svolto prevalentemente sul campo attraverso numerose interviste grazie alle quali è stato possibile raccogliere materiali di prima mano riguardanti i vari ambiti della vita delle donne eritree. I ragazzi pertanto sono venuti a conoscenza di come si articola il quotidiano di queste donne, di come esse trascorrono le feste, dei loro rapporti con la famiglia e con la comunità circostante e, infine, dei loro valori e aspettative.
Per ogni etnia sono state intervistate donne appartenenti a tre diverse generazioni e, possibilmente, legate da vincoli familiari, col proposito di analizzare i vari profili attraverso il passare del tempo.
Oltre al lavoro svolto sul campo, che ha rappresentato la parte più impegnativa e originale, la ricerca è corredata anche da immagini fotografiche e da una descrizione dei vari gruppi etnici dell'Eritrea e delle regioni in cui vivono.
La ricerca si suddivide in:

Il lavoro dei ragazzi è stato coordinato dagli insegnanti Traverso e Montesanto. Il prof. Ogliari si è occupato degli aspetti logistico-organizzativi e ha indirizzato una parte del lavoro per la pubblicazione sul sito web della scuola.

La classe 4D composta dagli alunni Abeba, Eden, Filippo, Miriam, Sumeya e Stephan, ha compiuto viaggi in Eritrea con destinazione Massaua, Barentu e Hagaz, intervistando le etnie che vi abitano, interessandosi soprattutto alle donne e al tipo di vita che esse conducono



Rashaida, immigrati recenti dall'Arabia

 

I Rashaida furono l'ultima popolazione Semitica ad arrivare in Eritrea, nella metà del secolo scorso. E' stata l'ultima onda d'antiche migrazioni dalla penisola arabica verso il Corno d'Africa.

La loro terra d'origine è l'Hejaz, dove una battaglia persa con altri gruppi arabi lì obbligò ad attraversare il Mar Rosso verso il Deserto Nubiano, che si estende sul confine tra l'Eritrea e il Sudan. Qui si stabilirono, circondati dai Beja, e come i Beja, i Rashaida vivono allevando cammelli. Organizzati in clan per linea patriarcale, sono fieramente indipendenti. Si sposano solo tra loro e così hanno mantenuto la loro peculiare cultura.

I Rashaida sono stati i primi ad essere intervistati, vivono nel bassopiano in villaggi a pochi chilometri da Massawa (la seconda città dell'eritrea per importanza e la prima per bellezza, situata sul mar Rosso). Sono facili da distinguere per due motivi: primo per le loro caratteristiche fisiche, perché sono di carnagione molto chiara e hanno degli occhi bellissimi anch'essi di colore chiaro; secondo per il modo in cui si vestono: le donne, essendo di religione musulmana, indossano dei chador dai colori caldi, bellissimi da vedere su queste donne altrettanto belle.

Abbiamo intervistato la moglie di uno dei capi del villaggio, il suo nome è Selmia Barak Mabarek, madre di sei figli. Durante l'intervista il marito stava molto attento alle domande che noi facevamo e alle risposte che lei dava. Quando le abbiamo chiesto l'età, abbiamo capito che hanno una concezione del tempo diverso da quella nostra, perché ci ha detto un'età molto superiore ha quella che dimostrava. Selmia è una casalinga. La sua giornata tipo e, simile anche a quella di d'altre donne Rashaida, è alzarsi alle cinque del mattino e aspettare che gli altri componenti della famiglia si alzino a pregare. Quindi prepara il pranzo con l'aiuto della sue figlie e contribuisce all'economia familiare portando al pascolo le capre possedute dalla famiglia.

Le feste dei Rashaida sono le tipiche festività musulmane; due in particolare hanno grande importanza. Ovviamente è compito delle donne preparare tutto, abbellendo la tavola con dei frutti e trascorrendo la festa senza i mariti ma con le altre donne. Salmia non ha alcun diritto di dire ciò che pensa, le decisioni sono prese solo dal marito, lei ha il compito di far crescere bene i propri figli. Lei vuole il meglio per loro, vuole che il figlio studi e che la figlia trovi buon marito e sia una brave madre e casalinga. Valori come il matrimonio, la famiglia, i figli, la religione sono di primaria importanza per lei, altri valori come gli amici, il tempo libero, il divertimento non sono importanti. Salmia non può fare parte di alcuna associazione perché il marito non vuole che lei conosca altri uomini. Viene a conoscenza delle notizie solo attraverso la radio e d'altre persone che hanno la fortuna di andare in città.

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I Nara, contadini del sud

I Nara hanno avuto una cultura simile a quella dei Kunama, e la loro base economica - agricoltura mista, con uno spiccato interesse per il bestiame - rimase uguale. Comunque, a metà del 1800 furono convertiti all'Islam dagli egiziani e quindi la loro famiglia matriarcale diventò patriarcale.


 

Per migliaia d'anni l'Eritrea fu un punto di fusione di emigranti dall'Arabia e Africa che commerciarono e si sposarono con i diversi popoli che trovarono lungo la costa del Mar Rosso. Oggi le nove etnie, nomadi e pastori, pescatori e coltivatori, , adattatatesi all'ambiente duro, vivono in armonia, uniti nella più recente nazione d'Africa, l'Eritrea, terra d'emozione e opportunità.

I Nara sono stati i secondi ad essere intervistati.

Abbiamo intervistato Fatna Adem Hassen una ragazza di 17 anni di religione musulmana.
Fatma studia zoologia e la sua famiglia è composta da cinque persone. Una sua giornata tipo è la seguente: si alza tutti i giorni alle 6:30 tranne il sabato e la domenica, i suoi genitori invece si alzano alle quattro del mattino. Aiuta sua madre a preparare il pranzo e il pomeriggio studia.
Le feste dei Nara sono quelle tipiche musulmane: loro per il Ramadam comprano vestiti nuovi e aiutano i poveri. Nelle feste per sette giorni di seguito, i ragazzi e le ragazze scendono giù per i laghi e giocano. Nella festa Ed Al Duhara è obbligatorio sacrificare un animale e invitare i parenti a pranzo. Un'altra festa è il Ed Al Mavlid, il corrispondente del Natale cristiano. Si festeggia la nascita del loro Nebi Mohamed, le ragazze giovani vanno dalle donne anziane e trascorrono la giornata con loro, chiacchierando e bevendo bun ( il caffè eritreo ).
Nella sua famiglia le decisioni importanti vengono prese insieme dal padre e dalla madre, lei può esprimere le sue idee al contrario di molte altre ragazze musulmane. I valori come il matrimonio, la famiglia ecc. sono molto importanti ma lei vuole finire gli studi prima di formare una famiglia.
Da quest'intervista si è visto che lei ha una mente molto elastica, può esprimere le proprie opinioni e vorrebbe fare molte cose ma non può visto le restrizioni economiche e familiari. Parla inglese, nara, tigrino e arabo benissimo.

Abbiamo intervistato anche un ragazzo Nara di nome Yosief, ha 19 anni anche lui è musulmano, studia e nella sua famiglia sono in sette e vivono nel Magraib. Si alza tra le sette e le otto del mattino, gli altri componenti della sua famiglia si alzano intorno alle sei. Si riuniscono raramente e solo durante i pasti dei giorni festivi. La madre e le sorelle preparano il pranzo. Ha del tempo libero e lo trascorre solo in casa. Le decisioni vengono prese dal padre e la madre non può esprimere le sue idee. Yosief ha una mentalità molto diversa da quella della ragazza Nara, forse perché non vive in città. Non parla bene inglese.

Una caratteristica fisica di molti Nara di sesso maschile sono le sei cicatrici che hanno sul viso, lunghe alcuni centimetri ciascuno; i vecchi coloni italiani li chiamavano 111.

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I Pastori Saho

Nel primo millennio, una popolazione di lingua cushitica scese dall`altopiano orientale e sviluppò un modo di vita pastorale adeguandolo al terreno sterile dei bassopiani e gradualmente dando origine a quelle popolazioni oggi conosciute come Saho e Afar.


 

I Saho, abitano la costa e l'entroterra attorno a Massawa, movendosi alternativamente secondo le stagioni. Verso la fine d'aprile, quando le piogge nel bassopiano finiscono, i Saho lasciano la regione costiera di Semhar e muovono il loro bestiame per andare su negli altopiani di Akele-Guzai, dove comincia la stagione delle piogge. Qui risiedono fino a settembre, quando le piogge terminano, e poi tornano verso il bassopiano per avvantaggiarsi della stagione umida di quei luoghi.
Nei secoli un rapporto di reciproco aiuto si è sviluppato tra i Saho dell`altopiano e i Tigrini. I Saho non solo badano al proprio bestiame ma anche a quello dei Tigrini dell'altopiano, dai quali ricevono in cambio dei cereali. Gradualmente questo ha portato all'insediamento di gruppi di Saho fra i Tigrini dell'altopiano, ci sono vari villaggi in Akele-Guzai dove Saho e Tigrini sono mischiati.
I Saho che si sono sistemati negli altopiani, pian piano sono diventati piccoli agricoltori, come erano i lori antenati prima di scendere verso la costa migliaia di anni fa.
Il miele è un'importante parte della dieta dei Saho e allevare api è un'attività prestigiosa. Persino i Saho di città si dedicano all'apicoltura.

I Saho sono organizzati per discendenza patriarcale. Ciascuno dei sette gruppi ha un capo tradizionale, chiamato rezanto, ma la sua autorità è soggetta all'approvazione di una assemblea costituita da soli maschi. Anticamente il ruolo del "rezanto" era quella del capo militare in tempo di guerra.
I Saho si compiacciono della loro reputazione guerriera. In passato un gruppo scortava le carovane tra Etiopia centrale e Massawa, e erano profumatamente pagati per la loro protezione militare. I Saho sono di religione musulmana.

Abbiamo intervistato un ragazzo di 22 anni che si chiama Ibrahim, è uno studente, la sua famiglia è composta da otto persone e risiede a Foro. Lui si alza alle sei, gli altri componenti della sua famiglia si alzano alle cinque, si riuniscono solo a cena che viene preparata dalla madre e dalle sorelle. Le feste sono le tipiche festività musulmane che vengono festeggiate in modo normale. Il capofamiglia è il padre e quindi le decisioni vengono prese solo da lui, la madre deve pensare solo a crescere i figli. Lei in valori come il matrimonio, la famiglia, i figli, che per lei sono di primaria importanza e non desidera altro che il loro bene. Questi valori vengono condivisi dalla famiglia e dalla comunità esterna, le donne non sono inserite nella vita della comunità, non fanno parte di alcuna associazione, sono informate di ciò che succede nel resto dell'Eritrea solo grazie alla radio. Anche se non danno nessuna importanza alla vita politica o all'amministrazione locale, hanno votato nelle ultime votazioni pur non dando molta importanza al voto. Purtroppo abbiamo appreso poco da questa etnia a causa della loro riservatezza e della loro poco conoscenza dell'inglese.

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Gli Afar, la sfida della depressione dancala


 

Gli Afar vivono in un posto quasi inabitabile, la depressione dancala e le colline lungo la costa del Mar Rosso che si estendono fino a Djibuti e oltre; la maggior parte dell'area è un deserto arido e bruciato dal sole.
Gli Afar sono pastori adattatesi ad un ambiente particolarmente inospitale. Anche se il loro territorio è delimitato dai confini di tre nazioni gli Afar si muovono abbastanza liberamente con cammelli e capre, vivendo in capanne emisferiche (realizzate con rami intrecciati coperti di stuoie e pelli) facilmente trasportate da cammelli. Si servono di cammelli anche per trasportare sugli altopiani il sale che estraggono dopo un lungo processo di essiccazione - un commercio vecchio di secoli. Nelle piccole oasi del territorio Afar si coltivano mais e tabacco. In alcune aree dell'altopiano vivono stabilmente in case di pietra o grotte scavate nella roccia. Lungo la costa, alcuni sono impegnati nella pesca e molti lavorano come marinai su navi mercantili.
Gli Afar sono una tipica popolazione organizzata in linea patriarcale. La loro letteratura orale riflette la alta considerazione in cui tengono l`abilita` militare e per questo hanno un ampio repertorio di canti di guerra. Ma a testimonianza della loro tradizione pastorale, esaltano, soprattutto, i meriti del cammello.


 

Abbiamo intervistato una ragazza bellissima, di nome Sofia Kelil Ahmed, ha 18 anni e studia agricoltura. Nella sua famiglia sono in sei, lei si alza normalmente alle sei come il resto della sua famiglia. I momenti di riunione sono a pranzo e a cena, che vengono preparati dalla madre, lei non aiuta o contribuisce in nessun modo all'economia familiare, passa molto del suo tempo a studiare. Le festività sono praticamente uguali a quelli sopra elencati dei Nara, come per esempio durante il Ramadam si comprano nuovi vestiti e aiutano i poveri ecc. Le decisioni in una famiglia Afar, vengono presi dal padre ma per quanto riguarda il matrimonio, la decisione di chi deve sposare la figlia viena presa dal fratello del padre cioè lo zio. La madre può esprimere le sue opinioni, però crediamo che sia un caso eccezionale, in quasi tutte le famiglie Afar la donna non può esprimere ciò che pensa. I valori importanti sono il matrimonio, i figli, in molte famiglie si ha una media di sette figli.

Una cosa che c'è sembrata molto strana e che si differenzia molto dalle altre etnie musulmane, è che gli Afar ritengono importante il valore dell'amicizia, desiderano avere molti amici e s'interessano molto alla vita pubblica. Sofia fa parte di una associazione di ragazze Afar dove per esempio se una ragazza si sposa le altre la devono aiutare lavorando. Lei viene a conoscenza delle notizie via TV o radio, non è interessata alla vita politica e quindi non ha partecipato alle ultime elezioni.

Sofia è una ragazza molto libera conduce un tipo di vita occidentale, ha una mentalità molto elastica. Non si veste con vestiti locali, parla inglese, amarico, tigrino e afar perfettamente; non desidera andare all'estero o fare molte esperienze di lavoro, vuole solo condurre una vita normale.

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I piacevoli Tigre

Le tre lingue semitiche parlate in Eritrea sono Tigre, Tigrigna e Arabo. Tigre e Tigrigna sono strettamente imparentate tra loro e con l'antica lingua Ge'ez. In Eritrea i Tigre vivono nelle regioni del Mar Rosso settentrionale, Anseba e Gash Barka. Tradizionalmente i Tigre hanno seguito un tipo di vita nomado-pastorale, simile a quello dei loro vicini cushitici del nord, i Beja. C'è stata una relazione molto stretta tra i due gruppi e infatti, come detto prima, molti Beja parlano Tigre come seconda lingua e alcuni gruppi lo hanno adottato come lingua madre. Alcuni Tigre praticano l'agricoltura, e molti sono sedentari per alcuni mesi dell'anno, in cui coltivano granoturco, sorgo e altri cereali. Dopo il raccolto, in coincidenza della stagione secca, si muovono con i loro animali verso nuovi pascoli.


 

Quando i pastori scendono verso le valli in cerca di erba fresca per i loro animali o quando salgono sulle montagne dell'altopiano, la maggioranza dei membri della famiglia vuole partire con loro. Anche se possono rimanere nei piccoli villaggi, dove ci sono abitazioni permanenti, i vecchi e gli ammalati insistono per viaggiare col gruppo. Le masserizie e le provviste sono trasportati coi cammelli, che trasportano anche persone malate o nuove spose. La vita sociale in queste piccole comunità autosufficienti e semi-nomadi è basata su legami di affetto e solidarietà, questa è la causa per la quale nessuno vuole rimanere separato dal gruppo.Tradizionalmente i gruppi Tigre hanno una struttura sociale gerarchica con una piccola aristocrazia nota come shemagille, che governa la maggioranza dei Tigre. Nonostante questo, le relazioni sociali tendono a essere distese. I bimbi tigre sono allevati in modo libero e fin dalla loro più tenera età partecipano a quasi tutte le discussioni familiari e comunicano senza alcuna inibizione. Le punizioni corporali sono estremamente rare e i bimbi raramente bisticciano tra di loro. La letteratura orale dei Tigre è molto elaborata e comprende fiabe, proverbi, slogan di guerra, leggende, tradizioni, poesie, canzoni relative a differenti tribù Tigre, indovinelli, canti funebri, credenze soprannaturali, storie di battaglie dei tempi passati, conoscenze antiche, storie di armi, ecc.Ai Tigre piace molto cantare e ballare. Di sera spesso uomini e donne giovani si riuniscono, cantano, suonano il tamburo e il mesenko (un tipo di chitarra), battono le mani e danzano diversi tipi di danze. Quando gruppi di famiglie si imbattono in pascoli freschi e pozze d'acqua, lasciano il bestiame a bere acqua e poi preparano le loro tende a semi-sfera e mettono a posto i loro tappeti, pelli e indumenti. Portano gli animali al pascolo e poi servono il cibo, che spesso consiste in polenta di dura con yogurt. In seguito cantano e danzano insieme fino al mattino. I saluti nella società del Tigre sono particolarmente importanti. Senza servizi postali, radio, televisione, giornali o telefoni il saluto cerimoniale "Cosa hai visto? Cosa hai sentito?" comunica informazioni essenziali. In tempi come la guerra di liberazione, durata 30 anni, questo forse poteva fare la differenza tra la vita e la morte.
I Tigrè sono anch'essi musulmani.
Abbiamo intervistato una ragazza che si chiama Halima Idris Ali che studia zoologia, nella sua famiglia sono in nove. Tutti quanti si alzano intorno alle sei, si riuniscono tutti insieme solo a cena che viene preparata dalla madre. Le festività sono quelle tipiche musulmane, alla fine del Ramadam vi sono varie feste dove tutti ballano, le ragazze suonano il tamburo e i ragazzi formano un cerchio intorno a loro ballando. Il padre è di solito il capofamiglia, ma se viene a mancare come nel caso di Halima, è compito del fratello maggiore prendere il posto del padre. La madre in questo caso può prendere le decisioni, ma non è così nelle altre famiglie Tigrè.
Il matrimonio è un valore molto importante, quando un ragazzo desidera sposarsi, va dai propri genitori e gli dice che ha scelto una ragazza, questi vanno dai genitori di queste ragazza e gli chiedono la mano della figlia. Se i genitori danno il consenso, la figlia se non è d'accordo può sempre rifiutare. Halima fa parte di una associazione di giovani che organizzano feste, ogni raccolgono soldi e cibo che vengono dati ai poveri. Lei viene a conoscenza delle notizie solo attraverso la TV e la radio.
Halima è una ragazza molto libera, vuole finire gli studi, trovare un lavoro e vuole che l'Eritrea sia libera. Non vuole uscire dal suo paese, vuole sposarsi quando finirà gli studi, vuole avere dei figli e dice che darà più libertà alle sue figlie. Vuole girare tutta l'Eritrea e poi stabilirsi a Molobso.
Abbiamo visto come la maggior parte delle etnie eritree siano di religione musulmana adesso ci interesseremo allle etnie di religione cattoliche.

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I Bileni, contadini del Nord

A sud del territorio dei Beja, intorno la città di Keren, i Bileni formano una piccola enclave che parla la lingua Cushitica . Contadini per tradizione, essi usano buoi per tirare i loro aratri.
La loro struttura sociale è organizzata per gruppi di parentela. Come la lingua Beja, il Bileni è lentamente rimpiazzato dal Tigre e dal Tigrigna in seguito a matrimoni, relazioni sociali ed economiche tra questi gruppi, e in qualche misura, dall'arabo tramite l'insegnamento nelle scuole.


 

Il Ministero dell'Educazione sta facendo tutto il possibile per coltivare e sviluppare le lingue madri. Alcuni studiosi Bileni stanno anche scrivendo dizionari monolingue, novelle, grammatiche e sillabari per salvaguardare la loro lingua.
I Bileni sono di religione cattolica.
Abbiamo intervistato una donna di 36 anni che si chiama Hagosa Adora Bolwai, nella sua famiglia sono in sei. Tutta la famiglia si alza verso le sei, i figli vanno a scuola e il marito va a lavorare. Si riuniscono a pranzo e a cena. Lei dopo i lavori di casa ha del tempo libero e lo trascorre riposandosi. Le feste sono quelle tipiche cristiane, il giorno prima di qualsiasi festa comprano vestiti e ammazzano una capra. Il giorno della festa vanno in chiesa, tornati a casa mangiano, preparano il Bun (caffè tradizionale) e si divertono, trascorrono questi giorni di festa con i parenti. Le decisioni vengono presi dal marito, lei non esprime le sue idee perché non è informata di ciò che succede al di fuori di casa sua. Lei non sa quanto guadagna il marito e viene informata di ciò che succede o le decisioni dal marito e non le può cambiare.
Lei crede nel matrimonio, nella famiglia e crede che la religione sia molto importante. Fa parte di una associazione che aiutava la croce rossa durante la guerra.

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Kunama, un'antica eredità culturale

Due differenti gruppi, i Nara e I Kunama, vivono nella zona del Gash Barka, nel bassopiano al confine con il Sudan.


 

Si pensa che i Kunama siano i primi abitanti di questo territorio. Sono principalmente contadini che coltivano con semplici vanghe una varietà di cereali e vegetali e praticano anche la caccia. La loro principale fonte di sostenimento è il bestiame che dà ricchezza e prestigio.
La società Kunama è democratica. I vecchi, che godono di alta considerazione, prendono le decisioni più importanti, dopo infinite discussioni sotto gli alberi ombrosi.
La struttura sociale dei Kunama è matriarcale, e i figli ereditano dallo zio materno. Uomini e donne giovani socializzano senza restrizioni. I ragazzi adolescenti attraversano certi riti d'inizio e durante questo periodo studiano le tecniche della caccia. Una volta uomini possono sposarsi e sono veramente liberi. I giovani scelgono le loro spose da loro.
La vita sociale è molto intensa, e questo spiega perchè ai Kunama non piace essere lontani da casa. Si sa di Kunama istruiti che hanno dato le spalle a centri urbani per ritornare alla calda vita sociale dalle loro case rurali. Molta parte della coltivazione è fatta dalla collettività e, una volta finito il lavoro giornaliero, si rilassano cantando e danzando.
Rinomati danzatori, i Kunama hanno sviluppato più di 25 tipi di danze. Spesso queste sono rappresentazioni di eventi storici. Durante la guerra di liberazione , soldati delle diverse etnie hanno combattuto, studiato, costruito, e
danzato insieme, il che ha portato alla popolarizzazione delle danze dei Kunama.


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Tigrigna, gli abissini degli Altopiani



 


Circa la meta` della popolazione totale dell'Eritrea parla il Tigrino. La gran parte di questa etnia è formata da contadini che coltivano la terra densamente popolata dell'altopiano. Riferendosi a se stessi, alla loro lingua e cultura, i Tigrini usano il termine habesha, che fu anglicizzato nella parola Abissinia.







 

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